votezSe Machiavelli fosse ancora vivo avrebbe dovuto andare in Algeria a lezione di machiavellismo. Il regime algerino ha dimostrato ancora una volta di essere il più efficace dell’Africa e del Mondo Arabo messi insieme. Tutti presi alla sprovvista: islamisti, laici, osservatori interni ed esterni. Risultato: Les jeux sont fait, rien ne change.

Qualche giorno fa ancora davano tutti, io compreso, la coalizione islamista Algeria Verde per vincitrice annunciata di questa elezione. L’islamismo politico occupa la scena politica in modo prepotente da almeno 3 decenni in Algeria e se non ha mai preso la maggioranza e avuto l’opportunità di governare è solo grazie alla repressione feroce e ai brogli ai suo danni che hanno intaccato tutte  le gare elettorali dal 1992 ad oggi.

Ma questa volta, le cose sembravano voler cambiare. C’era l’aria delle primavere arabe, la scelta del monarca marocchino di lasciare gli islamisti entrare al governo. C’era il presidente Bouteflika che girava il paese per dire che era ora di cambiare. C’era il Movimento della Società per la Pace (MSP), il principale partito della coalizione islamista, che non nascondeva le sue aspirazioni a vincere le elezioni e diceva che “l’era delle quote è finita” e che ”L’elezione è la volontà del popolo e non quella dell’amministrazione”. Contrariamente al profilo basso adottato in passato in cambio delle partecipazioni minoritarie nel governo.

Altro segnale forte è stata la partecipazione del Fronte delle Forze Socialiste (FFS) che non prendeva parte ad una elezione legislativa o presidenziale da più di 10 anni. Ali Laskri, il segretario generale ha dichiarato all’indomani della decisione di partecipare che queste elezioni potevano portare “un cambiamento politico radicale ma pacifico“.

C’erano tanti elementi ma la strada algerina, che ha dimostrato di aessere più lucida della sua classe politica, non ci ha mai creduto alla possibilità di uno scrutinio trasparente e veritiero da parte dello stesso apparato che ha sempre falsificato tutto da 50 anni. La partecipazione è stata ai minimi storici. Nel conteggio finale il ministero degli interni ha pubblicato la cifra di 46% di partecipazione, che sarebbe già di per sé molto bassa. Ma monitorando le poche province dove il regime non può falsificare i risultati perché dominate dall’opposizione: Bejaia 25,11 %, Bouira33,90 %, Tizi Ouzou 19,84 %, e la città di Algeri (30.95 %) con forte presenza di osservatori e giornalisti nazionali ed internazionali, le stime reali sono intorno ai 25%. Non di più.

Significativo è anche il fatto che le province più remote, quelle in cui è più difficile verificare l’andamento reale della votazione per la lontananza e le dimensioni sconfinate del loro territorio e anche per il fatto che una parte non indifferente degli uffici elettorali sono itineranti (per le popolazioni nomade). In queste province è stato rilevato il tasso di partecipazione più alto in assoluto: all’esempio di Adrar  64.86 % e Tindouf  con addirittura l’ 83.15 %. Per ogni osservatore abituato a seguire le elezioni algerine, questi sono segni che non mentono. La macchina delle menzogne ha funzionato come sempre e forse anche meglio di sempre.

A livello della ripartizione dei seggi, i risultati ufficiali danno 220 su 462 al vecchio Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) mentre il Raduno Nazionale Democratico (RND) partito nato da una costola del FLN e tradizionalmente leale al presidente della repubblica ne esce con soli 68 posti. InsiemeFLN e RND  hanno una confortevole maggioranza che permette di governare in assoluta tranquillità senza dover fare alleanza con nessuna altra formazione. Ma nello stesso tempo il messaggio è chiaro: Bouteflika è tornato minoritario nei rapporti di forza interni al regime. Di nuovo è tornato il vecchio fronte insieme all’esercito a dettar le regole.

L’opposizione ne esce invece completamente umiliata. Si vede assegnare quote di seggi ridotte veramente all’osso. L’Algeria Verde ha raccolto 48 posti. Molto meno di quanto ne prendeva il solo MSP quando entrava a far parte della maggioranza di governo. L’FFS con 21 seggi si trova con un solo punto davanti al Partito dei Lavoratori (PT, Partito Trotzkista di Louisa Hannoun) che da anni ormai accetta di partecipare per dare credibilità alle farse elettorali del regime in cambio di un numero di seggi che non ha nessuna corrispondenza con la presenza reale del partito sul territorio. I maghi delle elezioni, questa volta si sono permessi persino il lusso di assegnare ai vari partitini e liste civiche, create per la maggior parte alla vigilia delle elezioni, un numero complessivo di seggi uguale a quello della prima formazione dell’opposizione. Una vera e propria doccia fredda. Quasi per ribadire al Sig. Soltani, che non solo l’era delle quote nonè finita ma che chi le distribuisce si sente più forte che mai. (Vedere tutti i risultati).

Una ripartizione dei numeri ovviamente del tutto surreale. L’opposizione protesta, la commissione elettorale è tutt’ora subissata di ricorsi e alcuni seggi(pochi), all’esempio del secondo seggio per l’immigrazione fuori Francia (zona Europa, Americhe, Australia) che non ès tato ancora assegnato perchè l’FFS ha fatto ricorso e i risultati del seggio di Washington fino a ierinon erano ancora stati pubblicati.

Tutta l’opposizione contesta i risultati, senza però alzare la voce più di tanto, dopo aver difeso la loro scelta di partecipare e chiamato la gente a farne altrettanto non hanno più la faccia per dire che sono stati presi in giro, ancora una volta. La falsità e irregolarità dello scrutinio è davanti agli occhi di tutti. Solo la missione di osservatori UE, come al solito,  non ha visto niente (Leggere il rapporto della missione per credere ). Giusto per non sfigurare troppo hanno segnalato un paio di irregolarità.

Ma cosa è successo? Perché i risultati finali sono così diverso da quello che avevano previsto tanti osservatori?

L’imprevedibilità  è una delle caratteristiche della galassia del regime algerino, fatto di gruppi diversi, di interessi non sempre compatibili tra di loro, fatto di rapporti di forza e lotte intestine: dinosauri della politica e militari, figli del movimento di liberazione e quinte colonne dei neocolonialismi, servizi segreti, trafficanti, mafie, baroni dell’economia formale e informale. Una galassia in continua guerra intestina ma capace di dimostrare una unione e una compattezza senza uguali quando il Sistema è in pericolo.

In questa galassia variegata qualcuno ha negoziato in segreto con parte dell’opposizione per fare un “cambiamento soft”, alla marocchina, lasciando alle urne il ruolo di introdurre il cambiamento che in altri paesi è stato ottenuto con le sommosse di piazza. Ma si vede che tutti non erano d’accordo su questo esito. Quindi la consultazione elettorale ha servito non a capire cosa vuole o non vuole la popolazione ma piuttosto a far capire con chi sta l’esercito, i servizi segreti, le forze dell’ordine, e l’amministrazione. E il vincitore di questo test non è stato il presidente  Abdelaziz Bouteflika che si è speso tanto in campagna elettorale per dare garanzie di trasparenza e serietà. Prova che, se non ha tenuto personalmente le trattative con l’opposizione, le ha sponsorizzate fortemente.

Dalle colonne della testata online: Quotidien d’Algérie  il politologo algerino Addi Lahouari commenta che i due perdenti di questa gara non sono gli islamisti come tutti pensano, “perché questi islamisti hanno sempre accettato i giochi del regime e gli accetteranno anche questa volta”.  I due perdenti sono il Presidente Abdelaziz Bouteflika, che probabilmente è stato dietro l’accordo per una transizione pacifica, “per paura di un sollevamento di cui sa di essere la principale vittima”.

L’altro perdente, sempre secondo Addi Lahouari, è il FFS che ha perso la sua fama di serietà e onestà entrando per la prima volta nei giochi di palazzo in cambio di un ben magro bottino.

Qualcuno nelle caserme algerine sogna di un colpo di stato con timbro rivoluzionario come in Egitto e in Tunisia e vuol far marcire le cose in fretta? Può essere. Ma rimane che per ora il vero vincitore di queste elezioni è il Sistema. Il Sistema in tutta la sua orrida e fredda efficienza nel mantenere e riprodurre sé stesso… all’infinito.